TEATRO DELLA PIOGGIA

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Tramps (vagabondi) – 2005

testi di Jack Kerouac, Walt Whitman, Jack London, Edgar Lee Masters
con Massimiliano Balduzzi, Maria Serena Bellodi, Céline Kraus, Anna Teotti
regia e drammaturgia Anne Zénour
realizzato alla Corte dei Miracoli (Siena); presentato a Siena nel 2005

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NON È NOSTRO NIENTE, SOLO IL TEMPO DI CUI GODONO COLORO CHE NON HANNO DIMORA…

È un luogo anonimo, forse la hall di una stazione ferroviaria, forse uno spiazzo sul bordo di una strada, forse c’è una tettoia per ripararsi dal sole o dalla pioggia, o un po’ d’acqua da qualche parte; è un luogo nel quale uno di solito aspetta qualcosa, o qualcuno, ma loro non aspettano niente di particolare, si sono fermati lì, sono lì, e poi ripartiranno.
Sono quattro: una donna uscita dall’ambiente soffocante di una cittadina di provincia, un adolescente imbevuto di Walt Whitman, un emigrato italiano più alla ricerca d’espedienti che di lavoro, e un “hobo”, uno che viaggia gratis sui tetti dei treni, ladro all’occasione.
Quattro che hanno lasciato la casa, sono partiti sulle strade, fuggendo la famiglia e il quartiere, come tanti personaggi della letteratura americana, con una voglia matta di vita nuova, di libertà, di avventure, o di autodistruzione, di farla finita con tutto, presi da una smania irrefrenabile di andare dritto davanti a sé dal nord al sud, dall’est all’ovest, sentendosi infine liberi,  senza legami, senza radici, con la possibilità di sparire senza che nessuno se ne accorga.
La condizione del vagabondo, con tutto quello che costa, gode comunque del lusso della libertà, libertà dell’anima che vagabonda anch’essa, delirando, caricandosi e distruggendosi di momento in momento, ebbra di solitudine, ebbra del non fare niente, di non essere più il minuscolo ingranaggio della grande macchina produttrice. Questi quattro stanno lì, si riposano, pensano, si guardano attorno. Poco a poco emergono dei brandelli di confessioni, di racconti, monologhi a voce alta, un momento d’esplosione, quasi di festa, che dura poco, poi ripartono, ciascuno da solo, il giovane si accuccia, si addormenta, dopo aver detto a mo’ di preghiera laica uno degli ultimi poemi di Walt Whitman: “Oseresti ora tu, o anima, uscire con me verso questa regione sconosciuta…”, che è un invito ad accogliere la morte.

Questo lavoro ha il carattere di un pezzo musicale, è un’improvvisazione su una serie d’azioni precise, il cui montaggio non è predeterminato, e dipende da quello che succede tra gli attori e attorno a loro.
Il posto ideale per questa performance è un luogo pubblico, cittadino, hall di stazione, sala d’attesa, o parco pubblico, o vie interne di un condominio dove gli attori possano, almeno in un primo tempo, apparire come normali frequentatori del luogo.

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Corte dei Miracoli – via Roma 56 – 53100 Siena

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